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Cherchez Hortense - Recensione

01/09/2012 | Recensioni |
Cherchez Hortense - Recensione

Fuori concorso - 69. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica

Il fenomeno dell’ immigrazione, con il suo infinito corollario di storie molto diverse fra loro ma accomunate dallo stesso dolore, per una vita costantemente in bilico e lontano dalle proprie radici e dai propri affetti, viene affrontato in una delicata commedia, diretta dal regista francese Pascal Bonitzer, la cui carriera è segnata da un’importante collaborazione come sceneggiatore accanto a Jacques Rivette (La bella scontrosa del 1991, per citare uno dei più celebri).
Damien (Jean-Pierre Bacri) è un professore di Storia cinese, che sta affrontando un periodo di crisi con sua moglie Iva (Kristin Scott Thomas), un’affermata regista di teatro. La vita di Damien si svolge nella solita ruotine, ma l’arrivo di Zorica (Isabelle Carré) nella sua vita, lo trascina in una situazione rischiosa e compromettente.  La giovane ragazza, infatti, rischia di essere espulsa dal paese, e Iva fa promettere a Damien che andrà a chiedere aiuto al padre, un funzionario del dipartimento di stato. Ma il rapporto fra i due è piuttosto distante e freddo, e chiedere la sua collaborazione è una missione quasi impossibile. Interpretato e giretto con garbo, il film ragiona sul problema dell’identità, sul rapporto con l’altro e sulla difesa della propria posizione nel mondo. Tutti i personaggi sono vittime di loro stessi e vivono passivamente la loro quotidianità aspettando che qualcuno agisca per loro. Damien in particolare inizialmente non presta fede all’impegno preso, perché in qualche modo sfiduciato e disilluso da ciò che lo circonda (il continuo rincorre il padre anche solo per avere un’udienza diventa il pretesto per abbandonare). La conquista della fiducia in se stessi avviene con la consapevolezza di contare qualcosa e di essere utili agli altri, ed è in quel preciso momento che si passa all’azione. 

Serena Guidoni
 

 


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